di Antonella Muratori, membro di Seguimi

Come posso pensare di vivere una vita bella se da quando sono nata, tutto mi dice che nel mondo sarà difficile trovare uno spazio, alla mia “altezza”?
Ci sono voluti anni, per una persona con la mia patologia, sono acondroplasica, per capire che anch’io avevo il diritto ad essere felice e a vivere da persona realizzata.
Ci sono “mostri” che devi sconfiggere fuori e dentro di te, giorni passati a trovare un equilibrio nel tentativo di mettere a tacere la voce dentro che mi diceva “no, tu non sei fatta per questo; no, non è per te!”.
Poi… gli sguardi altrui e le gomitate. Così, pensi proprio che non ci sia posto per te, in questo mondo. E c’è qualcuno che si è sbagliato a catapultarti qui. Forse, ero più adatta per il mondo dei Puffi e hanno sbagliato destinazione.
Invece, capisci che il tuo posto è qui.
Lo capisci quando nasci in una famiglia che ti guarda con gli occhi di chi crede che puoi essere ciò che vuoi e che hai il potenziale per viverlo.
Lo capisci da chi condivide con te ogni singola esperienza sognando, senza escluderti, le possibilità di un futuro, nonostante il percorso sia pieno di ostacoli. Lo capisci perché vedi che la vita inizia ad essere una vita bella, quando le paure diventano sempre più piccole, perché sai che sono solo mostri, dentro di te.
Non è stato semplice, anzi è stato tanto difficile, trovare il mio spazio e seguire la mia strada, ma dopo il primo passo, si sono aperte le porte che mi hanno permesso di vivere una vita bella.
Sono Antonella, ho scoperto la felicità quando ho capito che Dio non mi ha punito e che, anzi, mi ha dato la possibilità di sentirmi unica e irripetibile. Da allora, sono riuscita a vedere che, chi mi stava accanto, desiderava esserci, non per fare beneficenza o per farmi passare le giornate. Ogni persona ha condiviso con me tratti di strada importanti ed è per questo che, arrivata ai miei 50 anni, ho desiderato poter festeggiare con tutte le persone che hanno collaborato a questa mia vita bella.
Sentirmi unica e irripetibile e passare all’esuberanza, è un attimo. Ecco perché ho deciso di festeggiare il mio compleanno a Corchiano (VT), nella casa del Gruppo Seguimi.
È avvenuto l’inatteso, i tanti “sì, certo ci sarò”, tanti che non mi aspettavo. L’ennesima prova che spesso le paure impediscono di vedere le possibilità che la vita ti offre.
Ed ecco arrivato il giorno in cui l’amore ha avuto la meglio, un giorno da “e vissero tutti felici e contenti”, un giorno da favola, un giorno da principessa. Un giorno di quelli che dici “Signore grazie di avermi donato questa vita e di averla resa così bella!”.
Mi piace concludere questo stralcio di racconto di vita, con due aggiunte: la lettera che ho letto, per tutte le persone presenti e non che sono state e che, anche attualmente, sono parte della mia vita e alcune dell’Omelia di Padre Flavio Bottaro s.j.
Un pensiero particolare è andato alle persone che ho ferito, a quelle di cui ho toccato la vita, creando illusioni e speranze per poi sparire. Questa, in realtà, è la mia vera “piccolezza”.
Perché questo scritto? Perché tu che leggi possa credere che dietro la “p” di paura c’è la “P” di possibilità e che i compagni di viaggio sono fondamentali per decidere dove si vuole andare.

“Chi l’avrebbe detto?
Celebrare la gioia di 50 anni di vita.
Se penso ai miei primi anni, mi sentivo sul collo “poverini, cosa vi è capitato”, “che disgrazia”, “e cosa farà nella sua vita?”; “ma dopo di lei, altri saranno così?”; “ma se mia figlia dovesse nascere così?”
Non ho mai voluto pensarmi da grande, temevo solitudine, temevo una vita tra le mura e invece eccomi qui, con una vita piena di sorrisi, abbracci, mani date, trattamenti alla pari, nessuno sconto; mi avete insegnato a mantenere lo sguardo non sui centimetri in meno, ma mi avete fatto guardare ciò che in potenza stava uscendo da me.
Qui presente c’è il mio mondo che mi abbraccia, dall’infanzia ad oggi. Per ognuno ho un grazie… ho in mente situazioni, scene, dialoghi in cui ho trovato la possibilità che mi ha reso una persona felice, voi lo siete stati e oggi siete il mio grazie.
Il mio primo grazie alla mia mamma, al mio papà e a Mara… perché non ho mai sentito di essere un peso, nonostante i pesi fossero tanti.
Diciamo che in passato la vita ci ha fatto pochi sconti, però tutto ciò ci ha permesso di scegliere ciò che era essenziale per noi. Hanno pensato alla grande, hanno superato ostacoli e mi hanno guardato con gli occhi di chi alla vita, non solo poteva chiedere, ma era chiamata a dare tanto.
Non mi sono mai sentita iper-protetta, anzi, libertà e autonomia mi hanno insegnato che anch’io potevo pensare al futuro, a quel futuro che non avrei mai immaginato insieme a mia sorella.

E, quindi, capisci che spesso le porte che ti si aprono dinanzi sono fatte di persone. A Mara devo il mio oggi qui, in questa famiglia, la mia comunità che ha reso possibile questo giorno. Un grazie a mio zio Rodolfo e mia zia Lella, i miei secondi genitori, senza di loro… non saprei nuotare, non perché, oddio, come farei senza saper nuotare. E’ per dire che mi hanno spronato a lanciarmi con fiducia verso le novità, l’ignoto, ad abbandonarmi.
Ho un grazie per ognuno di voi, perché c’è, se siete qui. Grazie per le amicizie, i dialoghi, le arrabbiature, i tempi di chiarimento, le attese, i balli, le risate, i canti, le confidenze, i sogni, i viaggi, le albe, i tramonti, i mari, le montagne, i viaggi in due in motorino, i giochi infiniti e i balli in Via Dino Grandi, il cambio di sezione alle medie. Grazie per essere stati al mio fianco nel corso dei miei SI’, in Seguimi. Grazie per le lettere, quante ne conservo; per i concerti, per i cinema, per farmi notare quello che di me infastidisce, per quando ho ferito, per le scuse accettate, per avermi permesso di chiedere perdono e di riceverlo, per le cene e i pranzi offerti. Spesso concludo che è più quello che ho più ricevuto rispetto a ciò che ho dato.
Grazie, per le follie scolastiche, per i campi in azienda, per la fatica condivisa, per la condivisione degli ideali, per le preghiere fatte insieme, per le stelle cadenti, per non essere andati via, nonostante me, perché non sono sempre facile: ci sono e sparisco e riappaio. E voi lì, pazientemente, a scommettere sulla nostra amicizia.
Per tutto questo oggi ho voluto che fossimo qui a festeggiare insieme. Non sarebbe bastato il mio singolo grazie a ciascuno. C’era da far festa, perché la mia vita non è stata come mi sarei immaginata, grazie ad ognuno di voi.
Io l’immaginavo triste e voi l’avete resa felice.
Buona “vita bella a tutti”.

Scarica l’articolo pubblicato sul N. 41 – Dicembre 2020 di Seguimi News (formato pdf)